fbpx
colloquio-di-lavoro

Colloquio di lavoro: come affrontarlo al meglio

Il momento del colloquio di lavoro non è un “giocarsi il tutto per tutto”, ma un momento di reciproca conoscenza. Ecco alcuni suggerimenti per affrontarlo nel migliore dei modi.

Abbiamo studiato. Tanto. Ci siamo specializzati con un corso di formazione professionale per verticalizzare le nostre skills (per diventare veramente bravi in qualcosa). Abbiamo inviato il nostro curriculum (ma su questo magari ritorneremo). Ed è arrivato il giorno del tanto agognato colloquio di lavoro.

Un po’ di ansia, un pizzico di tensione… sono assolutamente umani.

Ma esistono alcuni accorgimenti che possiamo mettere in atto per fare del nostro meglio.

colloquio-di-lavoro

Ogni colloquio di lavoro è diverso

La premessa importante è che ogni colloquio di lavoro è diverso e che qui faremo una forzatura cercando di stabilire alcune regole – dettate dal buon senso e dall’esperienza – avendo la consapevolezza che ci sono n fattori che potranno sfuggire al nostro controllo.

Se l’addetto al recruiting s’è svegliato con la luna storta, se gli ricordate il tizio con cui ha litigato nel traffico un’ora prima, se prima o dopo di voi incontrerà un fenomeno… questi, ma anche altri… sono tutti fattori che NON possiamo controllare.

Nessuno ce l’ha con te

Mai. Mai. Mai cadere nel vittimismo. Nessuno è contro di te, nessuno ce l’ha con te. Spesso e volentieri può capitare di essere andati a un colloquio per un lavoro per una posizione che non fa per noi. Tutto qua.

In questo, l’avvento del digitale ha le sue colpe. Prima del boom di internet, cercare tra gli annunci di lavoro, stampare un curriculum, spedirlo (con tanto di francobollo, via posta), era un’operazione tutto sommato onerosa (soprattutto in termini di tempo, ma anche investendo qualche liretta dell’epoca).

Oggi chiunque può facilmente diventare campione del mondo di invio di curriculum: basta un click.

E questo porta ad almeno 2 problemi: è davvero un tutti contro tutti e si mandano candidature a caso, per qualsiasi posizione, per qualsiasi lavoro, senza aver analizzato prima – per bene – se davvero è il lavoro giusto per noi.

Hai letto attentamente l’annuncio? Potresti essere davvero tu la persona che stanno cercando?

E inoltre: ma davvero vorrai passare almeno un terzo della tua giornata a fare qualcosa che detesti, in un’azienda che non condivide i tuoi valori? Sicuro sicuro?

L’abito fa il monaco o non lo fa? (Insomma, come vestirsi per un colloquio di lavoro?)

Questa vecchia diatriba non ha senso. La verità è un’altra. L’abito fa la rappresentazione mentale che l’altro si fa di me. Che è una cosa completamente diversa. Più profonda.

Stabilito questo, i maschietti sappiano che ormai giacca e cravatta in ufficio non la mette più nessuno, fatti salvi alcuni contesti come il financial o l’immobiliare.

Sia per le femminucce e sia per i maschietti il suggerimento è semplice: puliti, ordinati, con un abbigliamento che non susciti forti emozioni nel vostro interlocutore. Evitate quindi marchi vistosi in evidenza, scollature profonde ed eleganza eccessiva.

Comunicare efficacemente significa (anche) ascoltare attivamente

Quando qualcuno parla, spesso e volentieri la tentazione di prepararsi una risposta o qualcosa da dire è fortissima. Ma i pensieri fanno rumore e ci impediscono di ascoltare.

Ascoltare attivamente significa ascoltare parole ed emozioni (che passano attraverso diversi livelli di comunicazione, ma magari di questo riparleremo). Ed è impossibile farlo mentre nella nostra testa rimuginiamo su qualcosa da dire che magari faccia impressione.

E allora?

E allora ascoltiamo.

E facciamo domande.

Fare domande è un ottimo modo per capire cosa è davvero importante per l’altro, che vision ha della sua azienda e cosa davvero conta per lui.

Come scrivi?

Sarebbe troppo facile dare la colpa ai social media, sicuramente la realtà è più complessa di così, ma fatto sta che troppo spesso notiamo una disattenzione alla scrittura.

Scrivi:

  • senza errori/refusi
  • bene
  • conciso
  • in maniera organizzata.

Se mi hai mandato un curriculum con degli svarioni, quando manderai email ai miei clienti o ai colleghi cosa farai? Questo è quello che passa per la mente (giustamente) del vostro recruiter!

Soft skills, queste sconosciute

Cosa sono le soft skills? Per soft skills comunemente s’intendono le abilità personali, le doti naturali, le competenze legate allo sviluppo dell’intelligenza emotiva.

Non ci si riferisce quindi ad abilità tecniche, ma anche e soprattutto alla capacità di gestire il tempo e lo stress, di organizzare il proprio lavoro e quello altrui (se ci troviamo a gestire risorse), alle capacità di problem solving e di lavorare in gruppo, di aggregare gli altri, di amalgamarsi con gli altri e – insieme – raggiungere gli obiettivi preposti.

In ballo entrano le proprie capacità relazionali, sia con i clienti interni (i colleghi), che con i clienti esterni. In altre parole, la capacità di dire la cosa giusta al momento giusto.

Al di là di questa definizione piuttosto classica – e se vogliamo accademica – di soft skills, oggi le cose sono un po’ cambiate e sono diventate più complesse di così.

Anche e soprattutto in seguito alla pandemia in corso, ormai nella maggior parte degli ambiti lavorativi vengono ormai date per assodate e per scontate competenze relative a remote working e web conference call, oltre a un livello di alfabetizzazione informatica che solo qualche anno fa era considerato avanzato e che oggi ci sia aspetta sia normale.

Fra le soft skills più richieste c’è la capacità di adattamento sia alle brusche accelerazioni tecnologiche e sia a condizioni di mercato che cambiano alla velocità della luce.

Le crisi arrivano e passano senza che ci sia il tempo di capirle in pieno, l’imprevisto… ormai è previsto. È fondamentale avere capacità di adattarsi. E pure piuttosto velocemente.

Capacità di adattamento significa anche essere pronti ad apprendere cose nuove; le aziende se lo aspettano e lo esigono (cfr sondaggio di Talent Learning Management System, Workable e Training Journal).

Ultimo ma non ultimo: automonitorarsi. Ovvero la capacità di assumersi la responsabilità dei risultati e delle risorse a disposizione è ormai attesa da ogni azienda modernamente organizzata.

Morale della favola: lo sviluppo delle tue soft skills è un processo praticamente senza fine. Lavora su te stesso. Sempre. E in fase di colloquio mettile in evidenza, anche con delle brevi case history.

Prima di arrivare al colloquio di lavoro

Come ti auto-rappresenti sui social?

In tanti (troppi) pensano che i social network siano un spazio di condivisione privato (il che è una pura e semplice contraddizione in termini), ma… Non è proprio così.

Ogni recruiter che si rispetti passa al setaccio i social network alla ricerca delle vostre tracce PRIMA di decidere se invitarvi a un colloquio di lavoro.

La rappresentazione che dai di te sui social è coerente con la posizione lavorativa per cui ti stai candidando? Sei veramente sicuro? O hai pubblicato qualcosa di cui ti vergogneresti?

linkedin

Linkedin

Ricorda: Linkedin rappresenta una straordinaria opportunità, ma soprattutto Linkedin non è un curriculum online.

Linkedin è un social network a tutti gli effetti, serve per creare relazioni professionali.

Con Linkedin puoi fare content curation, ovvero condividere contenuti utili per le aziende dei  settori professionali in cui desideri lavorare.

Pulse è un sistema di blogging interno a Linkedin in cui puoi pubblicare contenuti utili ed originali.

In altre parole: Linkedin è un mezzo straordinario per mettere in mostra le tue competenze attorno al tuo curriculum.

Se pensi che su Linkedin basti pubblicare il tuo curriculum e succederà qualcosa… stai perdendo tempo.

Proponiti!

In Italia un considerevole numero di posti di lavori sono generati da candidature spontanee. C’è chi dice addirittura che si arrivi a circa il 50%, ma non esistono stime ufficiali attendibili.

Fatto sta che se hai individuato l’azienda dei tuoi sogni… inviale una autocandidatura.

Non mandarla al solito info@nomeazienda.it, ma individua il nome e l’email del responsabile delle risorse umane (Linkedin serve anche a questo!).

Cattura l’attenzione con un lettera di presentazione breve, concisa, in cui in poche parole l’azienda capisca il valore aggiunto che puoi portargli.

Sii: chiaro, originale e conciso, senza essere eccessivamente formale.

Allega il tuo curriculum in formato resume (su internet trovi una infinità di template) e fa in modo che non superi le 2 pagine.

Scrivi con cura l’oggetto dell’email che invierai: già da qui ti giochi le tue carte, un oggetto banale o impreciso farà finire l’email nel cestino senza nemmeno che sia aperta.

Conclusioni

I tempi che stiamo vivendo rendono più articolata la ricerca di un lavoro. Sono aumentate le aspettative delle aziende, è aumentato il livello di competitività, ma allo stesso tempo abbiamo in mano un ventaglio di straordinarie opportunità per fare in modo che le cose accadano.

Concludendo, avere un atteggiamento passivo è davvero la peggior cosa da fare.

Condividi sui social