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La Logistica non conosce crisi. Anzi. È uno dei pochi settori in continua espansione e si assume continuamente

Dal Supply Chain Manager allo stoccaggio nei porti: ecco come lavorare, cosa studiare e quanto si guadagna nella Logistica.

Il mondo cambia. In fretta. E la recente pandemia ha dato una forte accelerata a molti settori. Non si torna più indietro. Gli uffici si sono semi-svuotati a vantaggio dello smart working e negli stabilimenti di Logistica (che somigliano sempre meno ai vecchi magazzini) transitano sempre più merci, spinte dal boom dell’e-commerce.

Ma non solo.

In un po’ tutti i settori, il livello di competenze minimo richiesto per entrare nel mondo del lavoro s’è alzato. E di parecchio. E quello della Logistica è un settore che non fa eccezione.

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Cos’è la Logistica

La Logistica riguarda una serie di attività che partono dell’approvvigionamento delle materie prime e dei pezzi, proseguendo col loro stoccaggio all’interno del magazzino e del rifornimento all’interno dei reparti.

Ma si occupa anche dell’imballaggio della merce e del suo trasporto attraverso la rete distributiva.

Il tutto avviene mediante collaudate – sempre in evoluzione – e sofisticate tecniche che mirano ad ottimizzare tempi, spazi e redditività, spesso e volentieri con l’uso di software gestionali.

L’espansione della Logistica in Italia: un po’ di numeri

Giusto per fare qualche nome e per dare qualche numero, in 10 anni Amazon in Italia è passata da 1 stabilimento di Logistica a 51! Con investimenti per quasi 9 miliardi di euro!

Solo nel periodo 2020 – 2021 sono state 28 le nuove aperture del colosso dell’e-commerce. Riprendendo quanto scritto in apertura, la pandemia ha cambiato radicalmente le nostre abitudine e fare acquisti online è diventato la norma.

La Logistica nel mondo vale 5 trilioni di dollari, secondo i dati della World Bank. In Italia, con circa 80 miliardi di euro di fatturato l’anno, la Logistica vale il 9% del Pil e conta 90.000 imprese e 1,5 milioni di addetti.

Nel 2021 il fatturato ha segnato un ragguardevole + 3,5%, tornando a livelli pre-Covid.

Italia: com’è cambiata la Logistica dopo il Covid

La pandemia da Covid19 ha accelerato i cambiamenti già in atto nel settore logistico, che ha reagito prontamente con (almeno) 3 punti di forza:

  • capacità di prendere decisioni rapide, unitamente alla competenza gestionale dei Manager della Logistica;
  • terziarizzazione della Logistica e flessibilità dei fornitori;
  • collaborazione “aperta” orizzontale e verticale, con costante dialogo con i lavoratori. (Fonte: https://www.osservatori.net/it_it/osservatori/contract-logistics)

La digitalizzazione, storico tallone d’Achille della Logistica italiana, è finalmente diventata la norma anche da noi, richiedendo lavoratori con competenze nuove.

Da non sottovalutare anche la transizione – appena iniziata – verso una Logistica sostenibile, che a partire dal packaging e dalla distribuzione riduca l’impatto ambientale. Il PNRR ha stanziato 62 miliardi per mobilità, infrastrutture, Logistica e per sfruttare meglio le potenzialità offerte dalla Logistica 4.0.

Inoltre, il nuovo CCNL Logistica, Trasporto merci e Spedizione ha definito gli aumenti salariali per i prossimi tre anni (+5% della retribuzione attuale al netto degli scatti di anzianità e dell’assistenza sanitaria).

Supply Chain, la catena di approvvigionamento

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Parlando di Logistica, sempre più spesso esce fuori il termine Supply Chain. Ci si riferisce alla catena di approvvigionamento, ovvero alla serie di processi che consentono di portare sul mercato un prodotto, trasferendolo dal fornitore al cliente.

SMC è invece l’acronimo di Supply Chain Management, l’insieme delle attività di coordinamento per ottimizzare i singoli anelli della catena di rifornimento. (Fonte www.macalux.it)

In altre parole, la Supply Chain riguarda la pianificazione, l’esecuzione e il controllo del flusso dei materiali, ma anche le informazioni che si producono da quando avviene l’ordine da parte del cliente, e – soprattutto – l’insieme degli elementi che rendono possibile lo svolgimento di tutte le fasi.

Il Supply Chain Manager è una professione abbastanza recente (se n’è iniziato a parlare nel 1982 per opera dei due studiosi di tecniche di management Oliver e Webber) e che a braccetto con lo sviluppo dei software dedicati al settore.

Comunemente, per Supply Chain Manager intendiamo il professionista che si occupa dell’integrazione della Logistica, dei processi di gestione e coordinamento e – prendendo in prestito una delle definizione più care al marketing – di creare valore per il cliente.

Nel 2007 “The Council of SCM Professionals” ha definito che il Supply Chain Management “comprende la pianificazione e la gestione di tutte le attività coinvolte nella ricerca, nella fornitura, nella conversione e nella gestione delle attività logistiche. Include, inoltre, la coordinazione, l’integrazione e la collaborazione con i partner della supply chain, che possono essere fornitori, intermediari, fornitori di servizi, e clienti. In poche parole, il SCM integra e coordina la supply chain e la gestione dei rapporti tra i vari attori della supply chain stessa”.

La figura professionale del Supply Chain Manager ha la responsabilità di negoziare i contratti con tutte le parti coinvolte nel processo di compravendita e di stoccaggio dei beni, come, ad esempio, le compagnie di navigazione, gli operatori doganali, i responsabili di magazzino etc. (Fonte www.michaelpage.it)

Quanto guadagna un Supply Chain Manager?

Come in tutti settori, la RAL (Retribuzione Annua Lorda) di un Supply Chain Manager varia al variare della sua seniority.

Già con 3 anni di esperienza la retribuzione media è di 45.000 euro, per passare a 65.000 con ⅞ anni di esperienza e via via salire fino a 120.000 euro/anno con più di 15 anni di esperienza e al servizio di multinazionali. (Fonte www.michaelpage.it)

Quanto gudagna un Addetto alla Logistica?

Anche in questo caso l’anzianità di servizio / esperienza, nonché il livello di specializzazione giocano delle carte importanti. I lavoratori con maggiori competenze e con più esperienza arrivano in scioltezza a 35.000 euro/anno, mentre i meno preparati e inesperti partono da 24.000 euro/anno (Fonte: it.talent.com)

Che differenza c’è tra Supply Chain e Logistica?

È presto detto. Per Supply Chain si intende il flusso completo di un prodotto, dalla fase di produzione alla vendita.

Per Logistica si intende la parte della catena di approvvigionamento, le attività organizzative e strategiche per gestire i flussi di materiali, il loro stoccaggio e la distribuzione.

La Logistica Portuale in Italia

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Lo studio più puntuale e articolato sulla Logistica Portuale in Italia è uscito a gennaio 2021 ad opera di Andrea Appetecchia: Il sistema portuale italiano, raccolto nel volume Trasporti e Logistica: analisi e prospettive per l’Italia, edito da Il Mulino.

Da parte del Governo, invece, è ancora in vigore e in fase di attuazione il Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica, approvato dal Consiglio dei Ministri nel luglio 2015, lo strumento di pianificazione strategica del settore, finalizzato al miglioramento della competitività del sistema portuale e logistico, all’agevolazione della crescita dei traffici, alla promozione dell’intermodalità nel traffico merci e alla riforma della governance portuale; si porta in seno una serie di importanti semplificazioni normative.

I porti in cui transitano merci in Italia sono ben 58, di cui i principali sono 35, posizionati lungo tutto lo stivale (cfr https://it.wikipedia.org/wiki/Porti_d%27Italia_per_flusso_di_merci) e la logistica portuale pesa per il 22% del settore (ed è in espansione).

Come ben raccontato da Themeditelegraph.com, il futuro (e il presente) nel settore della logistica portuale è la specializzazione, anche attraverso specifiche competenze digitali (Fonte: Randstad).

A conferma di quanto quella della logistica portuale sia un settore che non conosce crisi, solo nel 2022 è stata ordinata la produzione di 133 nuove portacontainer.

Supply Chain, Logistica e Magazzino: cosa e dove studiare per entrare a lavorare nel settore?

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